“Bella Italia!”
La top 25 degli shock culturali dei turisti stranieri in Italia
Partiamo da un assunto abbastanza lapalissiano, viviamo nell’era della globalizzazione e il turismo globale ne è la prima espressione. Su questo ci siamo tutti, lo diamo per assodato, noi per primi siamo perfettamente abituati a scegliere se andare in vacanza a Tulum o a Bali, a Hurgada o ad Amsterdam.
Come soprattutto gli addetti ai lavori sanno, ormai siamo abituati a sbattere la testa con clienti provenienti da ovunque, ognuno con le caratteristiche tipiche di ciascuno popolo, con le loro delizie e molto spesso, con le loro croci.
Concentriamoci un momento su questo aspetto, turismo globale infatti significa davvero avere a che fare con tizi che ci piombano qui in Italia spesso senza avere conoscenza alcuna del nostro Paese a livello di storia, geografia (avete presente quelli che vi chiedono stanza vista mare a Firenze, oppure un taxi per il Partenone a Roma etc.), cibo (do you have Fettuccini Alfredo?), e infine cultura.
Ora, calma e sangue freddo, so che a molti di voi ciò che andrò a scrivere tra poco farà accapponare la pelle, ma parliamo un secondo di come sono vissute le barriere culturali proprio da chi viene a trovarci e a spendere i suoi soldi da queste parti, con lo scopo ultimo di anticipare eventuali problemi e, soprattutto, di fornire un servizio migliore, ma anche di creare offerte dedicate ai clienti più accattivanti con tutti gli annessi e connessi a livello di brand reputation e ROI.
Spesso noi italiani, anche molti operatori del settore, diamo per scontati certi aspetti di noi stessi e del nostro Paese che per gli stranieri non lo sono per niente. Da un’analisi di forum di viaggio, di studi di settore, di social network come Quora e di articoli specifici, si trovano abbondanti esempi di questo discorso, senza dover andare a parare sui soliti temi triti e ritriti delle arretratezze della nostra offerta turistica o sul degrado di alcune aree.
Quindi, tutto ciò premesso: benvenuti alla top 25 degli shock culturali dei turisti stranieri in Italia!
I primi 10 li riprendiamo pari pari da un articolo di Business Insider esattamente su questo tema:
http://www.businessinsider.com/10-things-about-italy-that-shock-first-time-travelers-2015-4?IR=T
Ovviamente queste per via dell’audience della testata in questione è un elenco molto americanocentrico, ma vedremo che può essere valido per tutti
1. Il Rumore: per strada, nei ristoranti e nei locali, della gente che parla ad un volume eccessivo. In paesi più silenziosi del nostro questo è effettivamente un aspetto che colpisce ma che è considerato folkloristico, esotico.
2. I pasti, ordine delle portate e tempistiche. Questo per molti è un rebus, già a partire dalle portate, e dal fatto che è modulare. Tenete conto che normalmente nel mondo si mangia un’unica portata, tutt’al più c’è un entreè ed un dessert, ma aperitivo, antipasto, primo, secondo, contorno, dessert, frutta caffè e ammazzacaffè sono in grado di mandare in tilt anche un professore del MIT. Per non parlare del fatto di stare a tavola due ore, follia pura! Vogliamo aggiungerci il parlare di altro cibo mentre si sta mangiando? E ora non dite che ieri al pranzo della domenica non vi siete messi a parlare di qualcosa di eccezionale che avete mangiato o volete mangiare, non vi credo. Ah, si stupiscono un po’ tutti che siamo magri e in forma nonostante l’idea che mangiamo pasta e pizza tutti i giorni. Anche questo deriva dalla cultura italo americana, e dal fatto che quella cucina è molto pesante. Poi in America credono che mangiare carboidrati faccia ingrassare, non il panetto di burro impanato impaccettato e fritto che si mangiano in mezzo ad un cheesburger che sfamerebbe un plotone di alpini. No no…
3. La colazione dolce (e di scarsa quantità). Si legge spesso £Breakfast is a poor thing here”. Questa chiama in causa direttamente gli operatori ricettivi e spesso è una pecca sul quale si dovrebbe lavorare, dobbiamo smettere di pensare che ce la caviamo (anche al netto dei costi) con uova strapazzate, wurstel e pancetta. Tempo fa ho fatto un confronto tra ilbreakfast di una struttura di catena a Bali 4s e una parigrado italiana in zona di primo piano. confronto impietoso. Diamoci da fare al riguardo, troverete fior di spunti online su questo tema.
4. Il gesticolare, che però è considerato distintivo della nostra cultura. Ne riparlo al punto 18
5. La devozione alla famiglia, anche nei locali pubblici riguardo I bambini. Questo è un po’ lo stereotipo classico dell’italiano mammone, ma per quanto concerne i bambini stupisce il fatto che siano lasciati molto liberi di comportarsi e che siano un po’ “divinizzati”, passatemi il termine. In alcune culture c’è molta meno tolleranza verso gli schiamazzi dei pargoli. Guardate quanti hotel Children free stanno nascendo nel mondo.
6. La rabbia stradale, sia per il modo di guidare per il quale siamo considerati notoriamente un misto tra Mario Andretti (andatevi a vedere chi è) e dei pazzi usciti da un manicomio criminale. Che volete, ci piace la velocità, ma una cosa che colpisce è anche le urla e gli insulti che siamo capaci di lanciarci nel traffico per poi proseguire ognuno per la propria strada.
7. Lo spazio personale. Riguarda il fatto che per noi la distanza fisica è molto più relativa, sia negli ambienti pubblici che quando si parla, come anche il fatto che noi siamo abituati a toccare il corpo della persona con cui parliamo. Per la gran parte dei popoli, non solo gli americani, è l’esatto contrario e la mancanza di distanza fisica è considerata irritante. Per le donne a volte intimidisce proprio.
8. La “siesta”, che sarebbe in realtà la chiusura pomeridiana dei negozi. Vabbè, parliamo di una cosa molto anni ‘80, come anche le chiusure domenicali che almeno nelle grandi città vanno diminuendo sempre più. Però per gente che viene da posti che vivono h24 ancora colpisce questa mancanza di flessibilità. Viene apprezzato però che i negozi chiudano anche verso le 20.00, rispetto ad altri paesi europei dove chiudono molto presto
9. Il Caffè. Dalle tipologie di caffè all’esperienza bar, d’altronde è notorio che abbiamo più di un centinaio di modi diversi di bere il caffè secondo i propri gusti. Sappiate che il “Barista”, scritto esattamente così, è un lavoro estremamente rispettato all’estero, quanto uno chef. Giocateci su questo aspetto, ma non dimenticatevi che gli stranieri bevono il caffè in modo diverso da noi, spesso però con tradizioni e culture pari alla nostra. Quella che noi chiamiamo in maniera molto elegante “acqua zozza”, cioè il caffè filtro, è bevuto praticamente in ogni paese della terra tranne che da noi. Farlo trovare a colazione è un sintomo di attenzione verso i desideri dei nostri clienti. D’altronde non ditemi che nessuno di voi al terzo giorno che sta all’estero non ulula perché non trova un espresso decente. Perché per gli stranieri non dovrebbe essere lo stesso?
10. Slow Life, nel bene (i ritmi lenti) e nel male (la mancanza di puntualità). Generalmente ho notato che più che una pecca alla fine della fiera questa viene vista come una caratteristica positiva, simbolo della nostra capacità di goderci la vita. Non per la puntualità, quello è considerato un tratto odioso, non ci sperate.
Proseguiamo con una serie di ulteriori aspetti emersi dall’analisi effettuata
11. L’assenza di alcuni piatti ritenuti italiani è un impatto notevolissimo: Pizza Pepperoni, Spaghetti Bolognese, Fettucini Alfredo, Chicken Parm (sui forum impazziscono per questo). Molti si lamentano della qualità, un problema sono i ristoranti turistici, per gli stranieri difficili da riconoscere. Capita poi di leggere persone di nazionalità asiatiche che la nostra cucina proprio non l’apprezzano, ad esempio indiani che la trovano poco saporita, o cinesi che non amando i formaggi non ne apprezzano alcune pietanze. Altra cosa che diverte tanto è il fatto che siamo praticamente dai nazichef in merito alle nostre ricette, l’hashtag #annoyeditalian è stato per mesi un trend su twitter. Ci ridono appresso perché ci ritengono un po’ provinciali rispetto alla cucina. D’altro lato sorprende l’alta qualità dei prodotti, molti si stupiscono che i pomodori sappiano di… pomodori! Sempre riguardo i pasti, tutte le regole che abbiamo (DO’S AND DON’TS). Tipo non bere il cappuccino a pranzo etc. Anche i menù sono considerati difficili da decifrare. Altra cosa, la mancanza di ghiaccio nelle bevande e l’impossibilità di fare il refill gratuito. Pure la possibilità di consumare liberamente l’alcol quando, dove e come meglio si preferisce, stupisce parecchio. Colpisce anche che nei ristoranti si possa stare quanto si vuole e che non sia necessario andarsene appena consumato il pasto
12. Riguardo alle nostre città una sorpresa positiva è quanto sia tutto “storico” e che la vita moderna scorra accanto a monumenti secolari. Ad esempio molti rimangono stupiti che il Colosseo e l’area archeologica siano nel pieno centro di Roma. Al contrario, e questo è un tratto comune a sia ad occidentali che orientali, che le strade siano piccole e strette. Come anche il fatto (specie per gli USA) che le macchine siano piccole. Riguardo i trasporti pubblici sono apprezzatissimi i treni ad alta velocità. Oh naturalmente molti impazziscono quanto sia immensamente bella, piena di storia e di arte, incredibilmente varia paesaggisticamente e culturalmente tutta l’Italia. Ma questo vale per molti, non per tutti. De gustibus non disputandum est
13. La nostra incomprensibile (per loro) incapacità di fare la coda. Su di questo direi che è meglio stendere un gran bel velo pietoso
14. Di nuovo il contatto fisico e lo spazio personale, in particolare il baciarsi sulle guance è spesso trovato assurdo (e poco virile se fatto tra uomini)
15. Stupisce la nostra naturale eleganza nel vestire, siamo considerati forse il popolo più fèscion (leggasi fighetto) del mondo in questo senso. In particolare ho letto molti che si stupiscono che i maschi siano “perfectly groomed and well dressed”. Però per chi sta da un po’ di tempo in Italia, dopo un po’ annoia il giudizio sociale sul fare bella figura. Ad esempio che devi essere presentabile anche per andare a fare la spesa, ma d’altro lato in America sono abituati all’eccesso nell’altro senso, avete mai visto le foto di “People of Walmart”? Eccovi accontentati http://www.peopleofwalmart.com/
Però, fumiamo tutti troppo. E questo giudizio lo dicono in tanti
16. Il bidet rimane un oggetto misterioso. Ma lo sapete che su youtube ci sono decine di tutorial su come si usa? Non scherzo! Tiè, eccovene due, https://www.youtube.com/watch?v=aCAiJO-83-E https://www.youtube.com/watch?v=0s9SyakvoRA
Concludiamo con alcuni aspetti generalmente considerati molto molto negativi
17. Un aspetto che riguarda in prima persona gli operatori turistici: lo shock relativo, rispetto ai camerieri nei ristoranti ed ai commessi nei negozi, a volte anche riguardo il personale degli hotel, considerati troppo spesso «Rudes». Ciò avviene specie con gli anglosassoni che comunque in certe zone del paese rappresentano la maggioranza dei turisti. Anche se ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio, questa è una barriera forte e dipende da come si è abituati nei diversi paesi. Gli stranieri non capiscono che a noi dà fastidio il personale che ci sta troppo addosso, il quale risulterebbe eccessivamente invadente per un italiano, mentre noi molto spesso non capiamo che all’estero si è abituati ad essere riveriti e serviti come clienti, con una presenza costante. Dipende un po’ dai popoli, alcuni sono più simili a noi e non apprezzano al contrario un calore e una familiarità eccessivi. Questo dipende da come si intende il customer care, rispetto a culture aziendali dove è progettato a tavolino e con un’attenzione al dettaglio maniacale anche nelle più piccole imprese, attenzione che da noi invece viene lasciata molto, forse troppo, alla libera interpretazione del personale a contatto con il pubblico.
18. La barriera linguistica. Spesso correlato anche al precedente discorso. Purtroppo anche qui ci si basa su uno stereotipo, all’estero non è che siano meglio con l’inglese, ma è indubbio che qualche sforzo in più lo si potrebbe fare. Poi la questione del gesticolare per cui siamo rinomati: non è che gesticoliamo più degli altri, semplicemente i gesti sono diversi, ma per un motivo sempre di stereotipi i nostri sono considerati buffi. Per capire come percepiscono il nostro parlare (vocale e corporale) questo esempio è sintomatico https://www.youtube.com/watch?v=J6dFEtb06nw
19. Per alcuni popoli non occidentali, in particolari estremo orientali e indiani ho notato che ci si sente a volte vittime di razzismo. Ultimamente è emerso questo problema anche verso di persone di colore, afroamericane e sudamericane. Questo è un problema grave per il mondo del turismo, in un periodo in cui i nuovi mercati sono in aumento esponenziale. In questo caso le barriere culturali sono spesso anche più forti, ma ciò non significa in alcun modo che si possa sminuire o peggio maltrattare il cliente in base alla sua provenienza o alla sua cultura di appartenenza. Anzi compito dei professionisti del settore è in questo caso ancor di più facilitare il loro soggiorno, anche se ciò significa sottostare a una mitragliata continua di richieste assurde durante tutto il soggiorno, oppure dover eliminare odori speziati dai bollitori nelle camere, etc. etc. Naturalmente episodi come i conti extra salati fatti pagare a turisti orientali non hanno aiutato al riguardo. Ah, gli indiani trovano che siamo molti simili a loro come atteggiamenti
PS Sapete che in America più di qualcuno nutre qualche dubbio che gli italiani (e i sud europei in generale) siano realmente “bianchi”? Triste, ma vero. Provate a googlare “are italians white?”…
20. I graffiti e la mancanza di decoro di alcune zone del Paese non piacciono, specie di alcuni monumenti di cui ci si stupisce non si abbia cura. Questo problema diventa assai percepito da alcune popolazioni che vedono nel degrado una diretta correlazione con la mancanza di sicurezza. Una cosa che lascia sentimenti misti è la presenza di militari armati di tutto punto nelle città, alcuni apprezzano la cosa, altri la trovano triste e mette un po’ d’ansia
21. Gli scioperi sono un problema, come anche l’assistenza turistica rispetto ad altri paesi europei, ci sono forti lamentele in tal senso.
22. Vi sono molti riferimenti da parte di viaggiatrici rispetto a comportamenti inappropriati. Anche il semplice «Ciao Bella» dà spesso fastidio. Questo è anche collegato alla nomea di latin lover degli italiani. Sempre riguardo alcuni aspetti morali, una cosa che sconvolge alcuni popoli più “puritani” è la leggerezza con cui vengono mostrate nudità e immagini discinte, in tv e nelle pubblicità, oppure in spiaggia.
23. La regionalità italiana è poco conosciuta e al primo impatto poco capita. In generale pensano che andiamo tutti in giro in vespa, vestiti da gondolieri, con i baffi cantando canzoni napoletane. Vagli a far capire che non è proprio così. Sorprende soprattutto il Nord che è tanto diverso dagli stereotipi classici. Milano ad esempio piace molto, l’Italia in salsa internazionale che un po’ tutti in realtà sperano di trovare. Ad maiora per la capitale morale d’Italia, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti
24. La mancanza di alcune cose che sono considerate normali in giro per la terra, spesso legate alla tecnologia e alla odiosa e incomprensibile burocrazia. Il fatto che sia tutto complicato, specie per gli expat come banalmente se sei un freelance e vuoi lavorare da un computer fuori da casa tua che non ci siano caffè dove puoi sederti e stare tutto il giorno a farti i fatti tuoi.
25. Infine il più odioso di tutti. Uno stereotipo che personalmente mi fa l’effetto delle unghie sulla lavagna: quella stramaledetta musica di mandolino applicata a qualsiasi cosa che riguardi l’Italia, tipo immagini di Bergamo innevata con una polenta e osei fumante sul tavolo e sottofondo di mandolino… Non vado oltre per dignità.
Ora, tornando seri, è ovvio che alla base di questi discorsi ci sono appunto gli stereotipi che ci sono stati affibbiati, ma d’altronde sono normali e noi per primi li buttiamo addosso al resto del mondo: vogliamo parlare del binomio tedeschi/sandalo e calzino bianco? Oppure francesi/bidet? Potremmo continuare a lungo su quelli che vengono applicati agli italiani, primo tra tutti la mafia, che all’estero è visto come un fenomeno di costume in chiave cinematografica e non si rendono conto di quanto da noi invece sia la più grande piaga nazionale. D’altronde bisogna anche riflettere su un fatto, molto della cultura italiana non è stata tramandata da noi, quanto più dagli italo americani, che data l’intraprendenza imprenditoriale tipica degli States hanno trasmesso al resto del mondo le loro abitudini e la loro cultura. Noi nella nostra chiusura e limitatezza d’impresa difficilmente siamo stati in grado di esprimere l’autenticità e l’originalità italiana, ad eccetto del mondo della moda e delle automobili. Pensate, le più grandi catene di pizzeria sono Pizza Hut e Domino’s, l’Italian sounding nei prodotti alimentari è un problema impossibile da debellare, non esiste una grande catena alberghiera italiana che trasmetta il nostro stile.
Attualmente qualche timido passo si inizia a vedere, pensate ad esempio ad Eataly o agli expat di alto livello che stanno portando l’Italia moderna in giro nel mondo, ma al contrario non è un caso che i cantanti italiani più apprezzati siano i ragazzi de Il Volo, che in Patria invece trovano tanti detrattori proprio per la proposta musicale antiquata. Pensate a questa discrasia come la possono vivere ogni giorno i turisti che arrivano qui, che magari si aspettano qualche cosa che poi non trovano, oppure la richiedono risultando a volte addirittura offensivi ai nostri occhi.
A mio parere uno dei compiti principali degli operatori turistici è agevolare il soggiorno dei propri clienti avendo ben presente quali possono essere le difficoltà culturali, spiegandole e volgendo a proprio favore quelle che potrebbero essere esperienze negative. Latte è una parola italiana, che da noi significa semplicemente latte. All’estero è la parola utilizzate per il Caffelatte, ma se nessuno glielo spiega a questa gente, come lo possono sapere? Ho fatto questo esempio perché tempo fa la responsabile di un T.O. specializzato in tour guidati di Roma mi disse che uno dei tour di maggior successo è quello “Coffee Experience”, cioè imparare e assaggiare tutto ciò che riguarda il mondo del Caffè in Italia, partendo dalle differenze con il resto del mondo.
Un altro esempio recente riguarda ciò che sta avvenendo in Giappone, a Kyoto per l’esattezza, città molto simile per tanti aspetti alle nostre Città d’Arte e che sta vivendo in questo momento gli effetti negativi dell’overtourism, in particolare relativamente ai comportamenti tenuti dai turisti ma considerati inaccettabili dai locals. La cultura Giapponese è notoriamente molto complessa: riservata, minimalista, silenziosa. Praticamente l’esatto contrario di molti popoli sia occidentali che asiatici. Si sta cercando di ovviare a questo problema tramite un opuscolo, chiamato akimahen, “proibito” in giapponese, consegnato direttamente nelle strutture ricettive e in cui vengono spiegati i comportamenti considerati negativi e vice versa quelli corretti da adottare
Devo essere sincero, trovo questo flyer un po’ troppo minaccioso, ma si potrebbe utilizzare come spunto per un’infografica accattivante e ironica in cui spiegare alcuni aspetti del nostro Paese ai turisti alle prime armi. Banalmente perché ad esempio se ordinano una pizza pepperoni gli arriva una pizza ai peperoni invece che una col salame piccante. (ndr per chi non lo sapesse in Usa e nel mondo pepperoni è un tipo di salamino piccante, probabilmente derivato da quello portato dagli emigrati calabresi).
Dal lato nostro, specie di noi operatori del settore, dobbiamo iniziare a capire meglio che non possiamo pretendere che gli stranieri conoscano approfonditamente i nostri usi e costumi, che non abbiano stereotipi, che non conoscano la nostra geografia o la nostra cultura. Né che possiamo per forza imporgliela, perché ritenuta più giusta o, errore madornale, superiore. D’altronde al contrario mi chiedo quanti italiani, pur amando ad esempio la Spagna, ne conoscano le varie regioni oltre quelle principali, oppure le differenze culturali tra un Galiziano e un Navarro, o i piatti tipici dell’Extremadura rispetto a quelli Baschi, ma anche che ne conoscano la storia di tutti gli imperatori e re fino ai tempi moderni. E parliamo del paese più vicino culturalmente al nostro!
In conclusione, intendiamoci, questo articolo non ha la pretesa né di essere un trattato di antropologia del turismo né pretende di essere esaustivo sulla percezione globale che si ha dell’Italia, ma vuole essere un invito a riflettere e a mettersi nei panni di chi abbiamo di fronte nelle nostre strutture. Perché spesso anche fare una battuta inaspettata o dare l’informazione giusta al momento giusto può essere un’attività dal valore inestimabile.